LO SPIRITO E LA SPOSA

Con Marc Chagalla la dimensione mistica dell’amore

Marc Chagall, Scenografia del Balletto Aleko, (il Gallo e la Sposa), 1942-43, (part.), mista su carta.

L’arte

Dopo un periodo d’isolamento prolungato rimane un universo di solitudini. A un’intera società che ha sperimentato quella dolorosa dispersione Gesù propone un vaccino che non ha bisogno di richiamo:  lo Spirito, che “rimarrà sempre con noi”. Serve un antidoto alla frammentazione e all’abbandono, che sia fedele-affidabile-sicuro per sempre.
Lo Spirito Santo, non è un vago sentimento o un’emozione consolatoria, ma è capace di colmare le distanze esanare le ferite. L’OMS in questi giorni assicura che la pandemia è terminata, ma è lo Spirito a ricucire le Comunità disperse, stanche e rassegnate. 

Come ci sono mancati in questo lungo tempo gli abbracci… fino a dimenticarcene! Il suo “abbraccio” non è un formale”segno di pace”. C’è bisogno di molto di più di un’annoiata stretta di mano per vincere le distanze interiori.  Lo Spirito permea della sua presenza la nostra vita, come un profumo pervade la casa, mette ali ai sogni, dona coraggio e audacia perduti, è sentimento e passione. Ho scelto questa immagine, tratta dal ricco cifrario immaginifico di Marc Chagall (1887-1985). Chagall portava in sé tutte le ricchezze della tradizione russa ed ebraica. Nella grandezza del suo personalissimo genio, aveva assorbito molto della cultura religiosa e figurativa dell’ortodossia cristiana, con particolare riguardo all’icona che aveva fatto propria. L’opera di Chagall è stata definita: “Una finestra sul mistero dell’uomo e del mondo, una scala di preghiera, un bastone per un cammino di fede”. La cultura russi conserva ancora le tracce di un sistema di vita arcaico. Molte popolazioni si adattano ancor oggi alle difficili condizioni di vita imposte da una natura forte, che fa valere il suo predominio sull’uomo: zone boscose, spiagge deserte, paludi, il mare ghiacciato per sei mesi l’anno, l’alternarsi di sei mesi di notte e sei mesi di giorno… . Queste popolazioni vivono a stretto contatto con la natura, non ribellandosi o lamentandosi delle dure condizioni di vita, ma entrando a far parte dei suoi cicli stagionali, vivendo in una tale sintonia con essa al punto che spesso l’autore descrivendo la natura e i suoi abitanti evidenzia di entrambi le stesse caratteristiche: la forza e 1′”eternità”, la fugacità e la bellezza. Quest’opera del 1942 sembra esorcizzare i presagi di una guerra devastante… ma in senso mistico cristiano esprime l’unione fra lo Spirito e la sposa. E quest’unione è raffigurata come un volo… Lo Spirito è rosso come il fuoco e la sposa-chiesa è aggrappata a lui. Nel blu, che simboleggia la ricchezza della vita spirituale, è lo Spirito a “mettere ali”…  a dare potenza a progetti fin troppo aridi e cerebrali. 
“Tutto può cambiare nel nostro mondo demoralizzato, fuorché il cuore, l’amore dell’uomo e il suo affaticarsi per conoscere il “divino”, scrisse Chagall. Il gallo, dalle piume infuocate dall’alba, con il suo canto ci risveglia. Il gallo-Cristo con il suo canto vince il buio, annunciando che la notte è finita. È un giorno nuovo. La Pasqua non è il domani dei tradimenti ma l’oggi che dà ali alla speranza… e noi voliamo aggrappati a lui. GP